Attesa, il modo migliore

Attesa, il modo migliore

Per non cadere vittime di incertezza e di ansia e scegliere nel modo migliore dobbiamo
sviluppare l’arte di attendere. Quando la vita prende direzioni inaspettate e sembra
mettere in discussione ogni nostra certezza, è facile cadere vittima dei dubbi e non riuscire
a scegliere in che modo proseguire il cammino. Ma spesso un bivio esistenziale è solo un
modo con il quale due volti di noi stessi si confrontano. Scegliere l’uno significherebbe
eliminare l’altro, ma non è questo che serve. Al contrario accogliere semplicemente quel
che accade è il modo migliore per evolvere e scegliere prudentemente quel che fa per noi.


Ecco una testimonianza di una mamma, Stefania, che mi scrive una mail, lacerata dal
senso di colpa. Mi dice: “Credevo di essere una madre premurosa e una moglie devota.
Certi pensieri non erano da me. Fino a quando ho incontrato Lucio: con lui ho
sperimentato un amore folle che ha trasformato l’angelo del focolare che ero certa di
essere in un’amante. Un rapporto proibito, clandestino tanto quanto lo sono i miei pensieri.
Quando sono con lui, se penso ai miei figli sto male. Ma quando sono a casa non penso
che a lui. Mi sento spezzata e immobile. Devo prendere una decisione: scegliere tra il
restare a casa e andare via, ma non ci riesco! Cosa devo fare?”.


Ciò che Stefania non vede è che la soluzione non sta nella scelta che crede di dover fare,
ma nella possibilità di guardare senza giudizio la contraddizione che, in questo momento,
la abita. “Chi sono? Qual è il mio ruolo? Resto o vado?”: le domande che si pone sono
figlie dell’essersi finora del tutto identificata con un ruolo: la brava mamma e moglie. E
quando questo ruolo si è incrinato, le è mancata la terra sotto i piedi e ora vuole a tutti i
costi ritrovarla.


Le ho risposto che per scegliere deve prima arrendersi: sapere chi è veramente e non solo
chi crede di essere Scriveva il poeta Walt Whitman: “Mi contraddico? “Certo che mi
contraddico! Sono vasto, contengo moltitudini”.
La contraddizione è ineluttabile perché in
noi ci sono infiniti volti. Anzi: più ci identifichiamo in uno solo, più un altro arriverà per
riequilibrarci. L’ansia di decidere a tutti i costi è figlia dell’idea che le contraddizioni vadano
eliminate. Al contrario, vanno ricomposte. In che modo? Con l’attesa. La sosta, la non-
decisione che diventerà quindi il fulcro delle decisioni consapevoli e prudenti, che mirano a
liberare Stefania da un modo unico di vivere.

Stefania non deve scegliere per forza. La soluzione non è stare con uno o con l’altro, è
stare con sé in un modo diverso. Fare in modo che i suoi due volti imparino a convivere,
perché ambedue le servono nel suo cammino verso la realizzazione. Uscire dal bivio si
può, grazie all’attesa, focalizzandoci sulle parti di noi che avevamo messo da parte e che
ora stanno emergendo. Allora la soluzione esce allo scoperto da sola. Consigliai a
Stefania di farsi seguire da uno psicoterapeuta. Per chiarirsi con sé stessa.

Alla fine del percorso di psicoterapia, attraverso una tecnica di visualizzazione
immaginativa, Stefania era in grado di vedere sé stessa affaccendata nelle mansioni
domestiche, in modo entusiasta. L’immagine di una donna in perfetto equilibrio tra i “doveri
coniugali” e il suo bisogno di vivere ed esprimere altre parti di sé in modo non distruttivo. Il
disaccordo con sé stessa si era ricomposto: Stefania sentiva che proprio quel lato temuto
e osteggiato sarebbe stato ciò che d’ora in poi le avrebbe dato senso e completezza,
anche nel matrimonio, che ha ripreso a vivere in modo sereno.
Stefania, mi invia una nuova mail: “Ora so chi sono e so che voglio la mia famiglia. Mi
riservo del tempo per coltivare i miei hobby, chiedo con spontaneità a mio marito tempo
per noi due. I figli li gestiamo insieme e almeno una volta alla settimana rimaniamo soli o
in casa o fuori. Nei momenti di difficoltà, immagino di fare come il contadino che attende i
frutti della semina: non devo scegliere, ma solo aspettare”.

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