30 Ott Genitori apprensivi
Ci sono adulti speciali che risplendono di luce propria: sono leggeri e
profondi, saggi e allegri, sicuri e dubbiosi, sapienti e affamati di sapere. Il
pianeta giovanile impara a conoscerli e ad apprezzarli, perché il loro esempio
è un invito a vivere liberamente e consapevolmente. Non è poco. Noi adulti
educhiamo con le parole, ancor più con quello che facciamo, di sicuro in
modo incisivo per quello che siamo…
.
Rilievo
Viviamo in una società apprensiva, dove i tempi frenetici e la poca pazienza che abbiamo
nei confronti dei nostri figli e figlie ci spingono a conclusioni affrettate sulle loro potenzialità
e capacità cognitive. Basterebbe saper aspettare che le loro capacità motorie e cognitive
si evolvano senza ricorre ad accertamenti diagnostici inutili e pure pericolosi.
Genitori apprensivi
Spesso i genitori sono emotivamente avviliti, psicologicamente affranti per i loro bambini.
Sento spesso dire che il loro figlio o figlia ha difficoltà nello studio; che piange perché non
vuole studiare; ha una pronuncia difettosa. Vanno dicendo che l’insegnante gli ha detto
che sicuramente ha qualche problema cognitivo, espressivo, relazionale. I genitori quindi
si attivano per visite specialistiche psichiatriche, neurologiche e logopedistiche. In molti dei
casi, il bambino o la bambina non ha niente, recupera nel giro di un anno scolastico tutte
le carenze!
Mi sono chiesto più volte se questi genitori non si fossero mai domandati come reagiscono
i vostri figli a tutte queste chiacchiere non vere sulla loro capacità di apprendimento? Vi
siete mai chiesti cosa provano? Come stanno? Cosa pensano di tutte quelle ricerche
mediche e quelle esercitazioni alienanti, alle quali vengono sottoposti anche solo perché
hanno una pessima scrittura?
Ve lo dico io cosa pensano i vostri figli! Pensano di essere inferiori, di essere diversi,
stupidi, non capaci come i loro compagni di classe. E la loro psiche lentamente cambia e
diventa brutta. Perdono la loro autostima, diventano tristi, paurosi e a scuola non rendono
più, non si sentono capaci e si convincono di non riuscire negli studi; dentro di loro si
domandano perché devono continuare a studiare; perché devono andare a scuola, a cosa
serve… Perché la scuola non brucia!
Io sono molto indignato con quei genitori che ascoltano gli insegnanti impreparati nella
didattica che si sentono in diritto di diagnosticare il bambino senza averne la competenza.
Così pure sono sconcertato quando i genitori portano i loro piccoli dai medici psichiatri
che spesso trovano necessariamente un’anomalia in un bambino che ha solo
bisogno di essere rispettato nei suoi tempi di apprendimento, mentre la loro diagnosi è
basata su statistiche.
Ricordo che Albert Einstein ha mostrato la sua genialità solo all’università, risultando
terribilmente carente in tutti i precedenti corsi di studi, soprattutto in matematica; e
nonostante oggi si dica che fosse dislessico, niente e nessuno allora, fortunatamente, gli
ha impedito di credere in se stesso e di diventare ciò che tutti noi conosciamo. E i
logopedisti? Che uccidono il pensiero del bambino tediandolo con tanti esercizietti che
allontanano sempre più il piccolo di esprimere le sue capacità espressive? E tutto questo
pur di non ammettere che quel bambino non ha bisogno del loro aiuto, ma solo di saper
attendere i tempi della sua evoluzione.
Ma sono indignato anche con voi genitori! Che non avete la pazienza di ascoltarli i
vostri figli; che li imboccate come se fossero sempre piccoli, senza svezzarli nel rapporto
e nella loro continua e costante crescita di competenze. E questo è un errore grave, molto
grave, perché non permettete loro di crescere, di sviluppare indipendenza, di conquistarsi
quel pezzettino di mondo a scuola, che solo a loro appartiene. Non avete voglia di seguire
e capire i cambiamenti che la loro mente in tempi opportuni sviluppa, non avete la voglia di
capire che il vero problema potrebbe essere nel rapporto con voi, con i nonni, gli amici.
Allora non distruggiamo la mente e la vitalità dei nostri figli, abbiate genitori il coraggio e
l’umiltà di valutare il vostro rapporto con loro, di considerare gli altri rapporti nella scuola,
nel gruppo degli amici e anche con il fratellino e la sorellina, prima ancora di intraprendere
un percorso diagnostico, che in quanto tale, nella mente del bambino, riporta sempre e
comunque a quel sentirsi diverso dagli altri.
Ricordandovi inoltre che oggi, quella che viene, ad esempio, comunemente definita
dislessia, il più delle volte è un abuso di terminologia su bambini sanissimi che vanno
solamente capiti, tenuti vicini. Non confondiamo le difficoltà di apprendimento e di
rapporto con disturbi di personalità che non ci sono. Eviteremo così di crescere bambini
insicuri, ribelli, aggressivi, svogliati, tristi, spaventati e senza autostima. In alcuni casi
certamente qualche supporto specialistico necessita. Ma anche in questi casi è bene non
essere precipitosi, specie sui bambini che hanno i loro tempi evolutivi. Non valgono
nemmeno i confronti con i coetanei magari maggiormente evoluti. Ogni bambino o
bambina ha la propria crescita.
Sorry, the comment form is closed at this time.