I figli e il futuro

Rubrica_Coopertativa_Sociale_Promozione_Umana

Viviamo in una società competitiva, dove il futuro è incerto e minaccioso: molti giovani resteranno probabilmente senza lavoro e ben pochi troveranno un’attività corrispondente alle loro aspirazioni, per cui, nella corsa della vita, i genitori tendono a trasformarsi in allenatori.

Sono loro a scegliere la scuola, gli insegnanti, la palestra, gli amici, le vacanze,
gli studi superiori, la professione che i figli dovranno esercitare e a imporre il ruolino di marcia da osservare, gli obiettivi da raggiungere e i risultati da ottenere.

Questi figli incrementano competenze e abilità a scapito dell’evoluzione complessiva. Non essendo liberi di scegliere, non possono sbagliare, ma senza rischi non si cresce: la vita s’impara solo vivendo. Cercando di metterli al riparo dalle frustrazioni, i genitori li chiudono in una gabbia dorata, cioè, appunto, pur sempre una gabbia, in cui non c’è posto per il gioco, la fantasia, l’introspezione, l’elaborazione delle emozioni. Non si rendono conto che così facendo inaridiscono la dimensione esistenziale del figlio, quella che si sviluppa nella libertà anche di oziare, fantasticare, prevedere futuri possibili, evocare un orizzonte verso il quale procedere.

Sono sempre più i figli sottoposti dai genitori a richieste insostenibili, incapaci di corrispondere le aspettative della famiglia che finiscono per sentirsi inadeguati sino a perdere sicurezza e autostima. Di conseguenza, aumentano le patologie legate all’ansia, come l’iperattività e la difficoltà a concentrarsi. Per prevenire anziché curare, i genitori farebbero bene ad allentare la presa, concedendo man mano ai figli che crescono maggiori ambiti di autonomia, di spontaneità, di iniziativa, evitando di sorvegliare tutti i loro comportamenti.

I genitori spesso proiettano i propri sogni sui figli, ma vi è il rischio di sovrapporli ai loro, bloccando i processi di crescita che fanno dire: “Io sono così”. Lo scopo dell’educazione consiste soprattutto nel far emergere i desideri dei figli e, coniugandoli con il senso di responsabilità, sostenerne la realizzazione. Ma solo un genitore che abbia riconosciuto, nelle proprie pretese l’interferenza dell’onnipotenza inconscia può restare accanto ai figli che cresce con vigile disponibilità, senza prevaricarli.