24 Ott Provocazione
Ci sono adulti speciali che risplendono di luce propria: sono leggeri e
profondi, saggi e allegri, sicuri e dubbiosi, sapienti e affamati di sapere. Il
pianeta giovanile impara a conoscerli e ad apprezzarli, perché il loro esempio
è un invito a vivere liberamente e consapevolmente. Non è poco. Noi adulti
educhiamo con le parole, ancor più con quello che facciamo, di sicuro in
modo incisivo per quello che siamo…
I genitori devono essere una risorsa fondamentale nella crescita di un figlio da cui non si
può prescindere e se vogliano evitare di continuare a parlare di patologia, disagi e
devianza e smetterla di essere il Paese del dopo, della pietà e dello scandalo, ma iniziare
ad essere il Paese del prima.
Genitori allo specchio
Stiamo assistendo ad un fallimento del ruolo genitoriale di massa che indirettamente grava
sulla salute mentale dei figli. Se mancano i punti di riferimento i figli cresceranno senza
una direzione e ci sarà chi compenserà e chi devierà. Ho scritto queste parole su
Facebook dopo l’ennesima conferma di quanto i disturbi psicopatologici di bambini e
adolescenti si stanno aggravando in termini di intensità e di frequenza. Non possiamo
stare inermi a guardare questa lenta ed inesorabile distruzione di massa e se vogliamo
fare prevenzione dobbiamo accettare questa condizione e cambiare ciò che non funziona.
Se prima di fare i cambiamenti non aggiustiamo ciò che non funziona, prima o poi i cerotti
si staccano e dobbiamo ripartire dall’inizio.
Ciò che a volte si dimentica è che la prima infanzia è una fase estremamente delicata in
cui si pongono le basi solide su cui si costruirà un’identità stabile, una personalità forte,
un’adattabilità del bambino, poi adolescente e infine adulto. E’ un periodo di plasticità
neuronale e muscolare in cui il bambino è fortemente condizionabile in termini positivi e
negativi, anche e soprattutto dall’apprendimento indiretto, ossia dall’esempio delle figure
che lo accudiscono e dalle esperienze di vita che caratterizzeranno la sua vita. I bambini
hanno bisogno del legame, del confronto con il genitore, delle relazioni sociali, dell’attività
fisica, di esprimersi da un punto di vista psicologico e fisico sentendosi contenuti da un
adulto in grado di fargli da guida, di dargli la mano quando serve e di dirgli “vai ce la puoi
fare da solo” quando necessario.
Hanno bisogno di chi non fa da paracadute solo per un egoismo personale, perché si fa
prima, perché è meno faticoso, perché non si ha voglia di discutere con il figlio senza
capire che se lo si cresce con la consapevolezza che avrà sempre e comunque un
paracadute non spiegherà mai le sue ali. Deve crescere con la consapevolezza di un
legame stabile, di essere riconosciuto e accettato, di avere un porto sicuro che gli
permetterà di partire, di osare, di sperimentarsi perché sa che avrà dei pilastri su cui
contare. Ciò che invece tristemente vedo è che non si prende più in braccio un figlio per
calmarlo, non ci si siede più con lui per farlo ragionare e capire cosa sta accadendo e di
cosa ha bisogno, si dà uno smartphone, un tablet, una sorta di ciuccio digitale che serve
da calmante e da ansiolitico.
E’ più facile, è più rapido, i bambini vengono anestetizzati davanti agli schermi e il genitore
può fare i benemeriti affari suoi in santa pace.
Posso comprendere i casi straordinari di necessità, ma ciò che distrugge un figlio è la
continuità, la sistematicità, non l’occasionalità. Oggi siamo arrivati anche a non far
camminare più i figli, a non insegnargli neanche dove mettere i piedi. Sono dotati di scarpe
con le rotelle, di hoverboard (gli skate elettrici) per cui si vedono bambini sfrecciare da soli
e genitori che non si rendono conto dell’importanza di prendere la mano di un figlio e di
camminare al suo fianco.
Il problema non è solo psichico, emotivo e di acquisizione di competenze psichiche, è
anche fisico, mi trovo sempre più bambini che non sanno correre, saltare, andare in
bicicletta, fare una capriola, che sono completamente scoordinati e non hanno il senso
dell’equilibrio. I bambini hanno bisogno di sporcarsi le mani e di sbucciarsi le ginocchia, di
confrontarsi con gli altri coetanei, non solo con la tecnologia e con gli adulti, non devono
solo competere a chi è più bravo, più bello, a chi fa più cose, a chi è più talentuoso, a chi
si mette meglio in posa, a chi fa i video e i selfie più belli e prende già tanti like sui social.
Hanno bisogno di litigare e di fare pace, di capire i propri limiti, il senso dell’amicizia che
non è essere amici suoi social o mandarsi i cuoricini su WhatsApp, le distanze, l’empatia e
il rispetto.
Devono crescere sviluppando le capacità di risolvere e le capacità intellettive attraverso la
sperimentazione e le prove ed errori. Se si vuole insegnare ad un figlio ad essere
responsabile bisogna prima essere responsabili e comportarsi da genitore responsabile.
Inoltre ci si deve ricordare che il moto o movimento è vita. La staticità spegne, blocca e
porta ad una morte psichica. Affrontare la vita di petto e in maniera dinamica è il segreto
per non ammalarsi e per non farsi schiacciare dagli eventi, anche se troppo spesso questi
bambini non sanno neanche cosa sia la motivazione, la grinta, il credere in se stessi ed in
qualcosa o qualcuno e il senso della fatica. Rischiano di aver perso una partita in partenza
perché nessuno ha “perso tempo” ad insegnargli a giocare la loro partita.
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