La proposta di matrimonio 

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Il matrimonio combinato.

La richiesta di matrimonio, nel passato, era un atto ben codificato e  accomunava quasi tutte le classi sociali della popolazione.  I genitori poveri e ricchi si ponevano il problema chi doveva sposare la figlia o il figlio. Un “buon partito” per la figlia era gradito…

Il matrimonio poteva essere motivo di salire economicamente un gradino più in alto o scendere un gradino più in basso nella società. Ecco perché, nella maggior parte delle famiglie era rifiutato il matrimonio d’amore che sbocciava tra due giovani di diversa provenienza sociale. I ricchi si sposavano tra di loro, così anche i poveri. Solo una fanciulla particolarmente bella ed educata in qualche collegio, poteva sperare di andare sposa a un benestante, magari con una decina d’anni in più.  

La proposta di matrimonio per i figli veniva fatta normalmente dai genitori della figlia ai genitori del figlio.  Riporto una lettera che ci permette di conoscere come avveniva la proposta del matrimonio.  Il padre della futura sposa inviava una lettera al padre del ragazzo dove chiedeva la mano del figlio per la propria figlia.  Il padre del giovane, che gradiva questa richiesta, rispondeva con cortesia. Ecco un testo della risposta.

“Pregiato Signor Francesco,

mi pregio farVi sapere che siccome ho avuto agio di conoscere, benché per breve tempo, ma bastante pel mio occhio esperto, Vostro figlio, ed apprezzarne le sue altissime qualità morali, intellettuali e la sua forte tempra di lavoratore (tipi ai quali è destinato il mondo di domani) e siccome questo è il sogno che agogno per le mie figlie che sto educando alle stesse direttive, mi onoro di accettare la Vostra proposta, sicuro di fare la felicità di mia
figlia. In merito alla Vostra gradita visita, potete favorire quando volete, che mi fate piacere,
e ne sarei grato se mi avvertiste anticipatamente.

Colgo l’occasione di salutarvi ben distintamente e di porgervi i più sinceri auguri per le feste di Natale.

Devotissimo, Antonio lì 20 dicembre 1940”

Lo stesso fidanzamento doveva essere ufficializzato tramite un ricevimento organizzato dalla famiglia della sposa, che permetteva alle famiglie di conoscersi e rappresentava il momento perfetto per consentire al fidanzato di donare l’anello alla sua futura sposa. Era consigliato di organizzare un pranzo tra le famiglie dopo la proposta, e dovevano essere proprio i genitori della futura sposa a pagare. La famiglia del fidanzato doveva far recapitare alla fidanzata un mazzo di fiori.
I matrimoni così combinati duravano a lungo? Per i poveri tutta la vita. Gli sposi erano inseparabili, vivevano insieme fino all’ultimo giorno della loro esistenza mettendo al mondo figli e figlie numerosi. Allora era di notevole importanza una vita semplice famigliare in cui marito e moglie vivevano normalmente nella casa dei genitori del figlio, procreavano figli e
invecchiavano insieme. Certo, erano allenati ai sacrifici, alle rinunce, ad accettare la volontà di Dio. Apprezzavano le piccole gioie come le “croci” di ogni giorno.

Queste famiglie combinate facevano parte di una cultura in cui i figli e figlie appartenevano alla loro famiglia d’origine. Piaccia o no, era così: i genitori decidevano la sorte affettiva e non solo dei loro figli e figlie.  Lo sposo portava la sposa in casa dei suoi genitori dove era assegnata alla copia una stanza con un letto matrimoniale un comò e un armadio. Tutto il resto era in comune. La nuova famiglia viveva nella stessa abitazione dei genitori insieme ad altri fratelli sposati. Si costituiva così la famosa famiglia patriarcale in cui i genitori dei figli comandavano, decidevano ed esigevano il rispetto e la sottomissione ai figli, nuore  e nipoti.