La legna da ardere

Fin da piccolo ho apprezzato la legna da ardere, dono prezioso della natura. Mio nonno Lilo mi portava in montagna nel bosco per “fare la legna”. Percorrevamo insieme la mulattiera di buon mattino fino a raggiungere un casolare (La Costa) sperduto tra i boschi. Arrivati, il nonno prendeva la scure e la roncola e s’incamminava nel bosco percorrendo il sentiero. Io lo seguivo. Giunto nella sua proprietà segnava gli alberi d’abbattere. Con competenza ficcava la scure nel tronco e ad ogni colpo si staccava una scaglia dall’albero fino al taglio completo. L’albero cadeva tra le fronde degli altri alberi con fragore.
Mio nonno conosceva l’arte del taglio, il periodo, ma soprattutto l’albero d’abbattere e la
qualità dello stesso. Tagliava la legna dura: la quercia, il frassino, il faggio, l’acero che bruciavano lentamente e sprigionavano tanto calore, ma anche la legna dolce, il castagno, la betulla, il pioppo, il salice che davano molto meno calore. Abbattuti gli alberi scelti il nonno liberava il tronco dai rami e divideva i tronchi in alcuni pezzi idonei al trasporto.
Il bosco allora era una ricchezza indiscussa perché assicurava ogni anno la legna necessaria per la casa. La competenza e la passione di questo anziano consistevano nel dosare anno dopo anno il fabbisogno per la casa, niente sciupava, anche le fronde e i rami degli alberi unite in fascine servivano per accendere il fuoco. Pure le scaglie del taglio venivano recuperate.
I tronchi tagliati nel bosco erano trasportati nella baita, dove venivano segati e spaccati con la scure in pezzi compatibili con la stufa o il camino. I pezzi di legna erano poi accatastati, disposti e ordinati in modo che fosse garantita l’essicazione. Mio nonno conosceva l’arte del sistemare i pezzi di legna sulla catasta per consentire l’areazione. Il tempo per l’essicazione variava dalla qualità della legna, dal tempo meteorologico e dal luogo.
Ricordo un particolare dell’accatastamento. La corteccia è un elemento naturale di protezione, quindi i ceppi preparati per la stufa o camino accatastati all’aperto andavano disposti con la corteccia verso l’alto per favorire una stagionatura più rapida, i ceppi accatastati sotto una tettoia o solaio andavano posizionati con la corteccia verso il basso La buona essicazione, assicurava una buona combustione e le calorie.
La legna secca, pronta da ardere veniva poi portata presso le abitazioni su un mulo, un asino o sulle spalle di uomini e donne. Mio nonno percorreva la mulattiera con il gerlo pieno di ceppi, faceva alcune soste per riposare, e scaricava il fardello nel cortile della sua casa. Osservavo con ammirazione questo anziano sudato, stanco, ma contento. Quanta fatica!
Con orgoglio ogni sera questo indimenticabile anziano depositava nella cassapanca vicino alla stufa, i ceppi da ardere il giorno dopo, li contava. Al mattino liberata la stufa dalle ceneri,
l’accendeva. Ripeteva sovente che la stufa faceva il suo servizio, cioè mandava il necessario calore se la legna era pronta e disposta nella cavità della stufa in modo da facilitare il tiraggio. Più volte ero tentato di aprire lo sportello della stufa e mettere un pezzo di legno in più. Sapevo però che lo sguardo severo del nonno mi avrebbe dissuaso. Altri tempi!