L’abbigliamento dei trisnonni

Come sempre accade, il modo di vestire nel passato rifletteva condizioni sociali, economiche, atteggiamenti e modi di pensare della gente. Gli abiti, anche se di foggia piuttosto complicata almeno per le donne, non avevano alcuna pretesa di eleganza per la maggior parte della popolazione. Gli uomini ne possedevano quasi sempre due, che usavano sino quando non si rendevano inservibili, anzi rattoppati passavano da padre in figlio. Vi era quello abituale e quello delle grandi occasioni di stoffa più pregiata, che veniva custodito con molta cura.
La famiglia patriarcale di una volta era in genere autosufficiente e traeva dall’agricoltura e
dall’allevamento quanto era necessario per vivere, perfino la materia utile per la confezione di stoffe e vestiti. Crescevano rigogliosamente nelle campagne piante di cotone, lino e canapa, che fornivano fibre molto resistenti e confortevoli, filate col fuso e tessute al telaio dalle donne pazienti e laboriose. Nei luoghi incolti e lungo le siepi abbondava la ginestra, da cui si poteva ricavare una fibra usata per ricavare stoffe molto resistenti, ma di qualità meno pregiata. Le pecore fornivano, oltre al formaggio, lana in abbondanza per indumenti e coperte. Il baco da seta, levato non solo dai contadini ma anche dalle famiglie benestanti, forniva la seta anch’essa lavorata in casa.
In una società di stampo e predominio maschile, la donna non aveva possibilità di scelta neanche nel campo dell’abbigliamento. L’uomo esigeva che essa fosse casta e pudica e a
lei non era concesso lasciar nuda alcuna parte del corpo. Le più fortunate, a cui era concesso, nei giorni di gran calura, bagnarsi nell’acqua del mare, dovevano farlo con una lunga tunica, che le copriva sino ai piedi, lontano dagli sguardi maschili, essendo agli uomini interdetta la zona dove prendevano il bagno le donne.
L’abbigliamento femminile consisteva in lunghi vestiti che si componevano di vari pezzi: la sottana, un grembiule lungo fino alle caviglie che la donna portava per tutta la giornata Completava il vestito un corpetto aderente dalle grandi e larghe maniche, che si restringevano al di sotto del gomito e, su di esso, un corto gilè, reso rigido da stecche e allacciato sul petto da cordoncini incrociati. D’inverno sopra il vestito la donna portava un ampio scialle, che le ricopriva gran parte del corpo.
Sui capelli, divisi in due bande, formanti trecce avvolte attorno al capo o, con forcine di ferro o di osso “ferretti e ferrettini” tenute ferme sulla nuca o un po’ più in su “a corona”, portava un fazzoletto di panno più o meno pesante o una tovaglia di lino, che le copriva le spalle. Le ricche signore indossavano vestiti, che riproducevano più o meno lo stesso modello. I vestiti delle signore però, erano lavorati con più gusto e raffinatezza, spesso ornati di merletti e trine e ricamati con arte.
Sempre per le signore, un ruolo importante, per conferire loro eleganza, esercitavano gli accessori. Indispensabili erano i guanti di pelle finissima per l’inverno, di pizzo e traforati per l’estate. Coprivano il capo con un cappello con una veletta, che arrivava fino al mento e
dava al loro viso un grande fascino. Non mancava la borsetta in cui custodivano i vari oggetti personali. Completavano l’abbigliamento graziosi ombrellini, che le signore benestanti portavano in ogni occasione. Amavano anche ornarsi di gioielli, quali lunghi orecchini e anelli di squisita fattura, spille, collane.
Le contadine in genere stavano a piedi nudi sia in casa che fuori. Indossavano le scarpe solo quando dovevano recarsi in paese anzi, abituate a stare scalze, facevano il tragitto a
piedi nudi e mettevano le scarpe solo quando arrivavano in prossimità delle abitazioni.
L’abbigliamento maschile generalmente consisteva in una camicia bianca di tela spessa su cui gli uomini indossavano un gilè, senza maniche e abbottonato davanti. Portavano calzoni di panno confezionati con panno grossolano di color nero, molto larghi e lunghi. Avevano giacche corte di fustagno o di velluto chiamate, un berretto di lana lungo, che scendeva sulle spalle, e ai piedi sandali formati con un unico pezzo di pelle tenuto stretto da cinghie.
Gli uomini di condizione sociale più elevata indossavano vestiti, che si componevano di pantaloni lunghi, giacca abbottonata in alto con tre o quattro bottoni accompagnata dal gilè su cui spiccava la catena dell’orologio da taschino. Sotto la giacca era d’obbligo la camicia bianca di seta o cotone. Avevano baffi molto all’insù, che conferivano loro virilità e autorevolezza.